13 settembre
2012
  COMUNICATI

Lo “sguardo corto” del redditometro.




 

Lo “sguardo corto” del redditometro

Lettera aperta al direttore dell’Agenzia delle Entrate

 

Il direttore dell’Agenzia delle Entrate, approfittando dell’eco di stampa, ha ribadito l’intenzione di avviare massicciamente l’applicazione del “redditometro” per le persone fisiche, pur in ritardo dopo un periodo di sperimentazione.

Per quanto riguarda MCL, abbiamo sempre sostenuto (vedasi la relazione del presidente Costalli alle Settimane sociali di Reggio Calabria ed i documenti congressuali) che l’evasione fiscale è peccato sociale, piaga insostenibile per un paese che deve crescere e che non può continuamente penalizzare i servizi di welfare ed in particolare alla famiglia per la costante ed enorme sottrazione di risorse alla collettività.

Nessun dubbio, dunque, sulla necessità di una decisa lotta all’evasione anche per affermare i più elementari principi di giustizia.

Ciò che non convince sono alcuni dei parametri che verrebbero presi come riferimento per il futuro redditometro. D’accordo su macchine di lusso e barche, case e viaggi di vacanza ma davvero le spese per asilo, università dei figli, sostegno alle onlus sono il segno della ricchezza? Forse dimentichiamo quanti sacrifici molti genitori hanno fatto e fanno per far studiare i figli, di quanti posti pubblici manchino negli sili nido o per l’infanzia e come siano cresciute realtà che cercano di rispondere direttamente ai bisogni senza pesare sull’intera comunità come succede per ogni servizio pubblico. E’ un lusso mandare all’università i figli? Vogliamo tornare al figlio del farmacista che fa il farmacista, del medico che fa il medico, ecc.? O vogliamo dare opportunità a tutti?

Dubbi anche su colf/baby sitter se necessarie a permettere ai coniugi di accudire i figli, quando costretti entrambi a lavorare. Se davvero anche questo fosse un parametro è chiaro che, per non incorrervi, si ricorrerebbe al lavoro nero e conseguente evasione, proprio ciò che il provvedimento intende contrastare.

MCL ha sempre affermato che la dimensione sussidiaria è strumento di assunzione di responsabilità per rispondere, ognuno per la sua parte, ai bisogni propri, della propria famiglia e della comunità. Perché considerare parametro di ricchezza le donazioni alle onlus quando queste ed il cosiddetto “terzo settore” sono portanti per il paese e la sua coesione sociale? Se si fermassero queste attività l’Italia sarebbe paralizzata in un minuto: le ambulanze, il sangue necessario agli interventi, le mense per chi non ce la fa, la protezione civile per le emergenze, la ricerca scientifica e sanitaria delle fondazioni, i servizi alla persona, parte dell’assistenza domiciliare, i centri di ascolto, i centri di recupero da dipendenza, i servizi che permettono di affrontare i lacci della burocrazia anche per chi non è in grado di farlo, l’accoglienza o l’inserimento lavorativo dei disabili o di chi ha situazioni difficili, ecc. Il contributo è dato a sostenere queste realtà proprio perché direttamente conosciute e, evidentemente, stimate: è segno di ricchezza?

Allora, caro dottor Befera, a lei il ringraziamento per le tante operazioni meritevoli ma, la preghiamo, corregga il tiro ed eviti di penalizzare, fosse anche solo “psicologicamente”, ciò che è linfa vitale del paese, a partire dalle famiglie. Se il redditometro fosse applicato come annunciato, sarebbe davvero un esempio di “sguardo corto” incapace di guardare al senso delle cose con il rischio di bloccare quei semi di speranza, di sacrificio, di responsabilità, di generosità, di altruismo che sono la strada per aiutarci ad uscire da una crisi difficile, non solo economica.

 MCL Lombardia

 

 

 

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