22 maggio
2014
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FAR RINASCERE L’IDEA DI EUROPA




 

FAR RINASCERE L’IDEA DI EUROPA

Il progetto di Europa unita, avviato da De Gasperi, Adenauer e Schumann, intendeva stabilizzare la pace, consolidare la democrazia, unificare le energie economiche e sociali per il bene delle persone e lo sviluppo delle diverse comunità del continente.   Quel progetto ispirato da grandi valori ha garantito decenni di pace, libertà e crescente benessere ma si è allontanata la prospettiva di una unità politica con il ritorno a specifici interessi nazionali.

La debolezza politica ha permesso una deriva finanziaria selvaggia a scapito dell’economia reale.   Perciò va recuperata l’attualità della dottrina sociale cristiana con il principio dell’economia sociale di mercato riportando il lavoro ad essere il primo costruttore della ripresa, superando i troppo rigidi vincoli di austerità che hanno provocato contrazione di posti di lavoro e la riduzione dei servizi pubblici con la penalizzazione ulteriore dei più deboli ed allontanando i tempi di una ripresa complessiva.

Mentre appare molto modesto il ruolo dell’Europa sulla scena politica internazionale, continuano i conflitti nelle zone dell’Est Europa, del Mediterraneo e Medio Oriente, spesso originati dai fondamentalismi religiosi, che determinano enormi spostamenti di persone migranti a cui si aggiungono le tante vittime dei “mercanti di uomini” che dominano sui nostri mari.   L’Europa non è in grado di dare una risposta proporzionata alla gravità di questi fenomeni  che, al contrario, necessitano di una solidale e decisa politica comunitaria che affronti la situazione già nei Paesi di provenienza così come nelle fasi di accoglienza e di integrazione, non lasciando soli i Paesi più esposti e superando la tentazione di “globalizzazione  dell’indifferenza” denunciata da Papa Francesco.   In ciò senza rinunciare alla propria identità culturale e civile ed alla “vita” dei Paesi ospitanti coniugando dovere di accoglienza e realismo.

Ora l’Europa è percepita come una fastidiosa tecnocrazia amministrativa in balia di interessi lobbistici che penalizzano specificità nazionali e regionali che sono il segno di un pluralismo da rispettare.  Una inversione della situazione a favore di un’accentuata funzione politica passa attraverso il radicamento popolare ad iniziare dall’elezione diretta degli organi direttivi della Commissione: solo una più chiara legittimazione potrà ampliare, positivamente,  i settori di sovranazionalità.

Un ritorno ad un quadro politico decisionale esclusivamente nazionale sarebbe una prospettiva di gran lunga peggiore ed inadeguata rispetto alla situazione complessiva mondiale.   
Molte aree del populismo protestatario richiedono l’uscita dall’Euro che è assolutamente improponibile, ma non si può lasciare tutto come ora.  Le regole della moneta unica vanno adeguate e con queste il ruolo della BCE spesso costretta ad intervenire al limite delle competenze. Ugualmente devono essere rivisti i regolamenti  che hanno condizionato lo sviluppo nazionale tenendo conto più degli incrementi quantitativi e qualitativi delle economie dei Paesi piuttosto che dei rigidi riscontri statistici.

E’ più che urgente ritrovare le condizioni culturali e politiche dell’intuizione europeista, frutto della tradizione e cultura cristiana, contrastando quelle prevaricazioni laiciste che hanno dilagato in questi anni con indirizzi normativi e messaggi contrari al diritto naturale.  Per questo l’Europa deve riprendere ogni iniziativa utile a tutela della vita, della famiglia e del lavoro libero, affermare la sussidiarietà, salvaguardare le minoranze, favorire la partecipazione e la giustizia sociale, sostenere le comunità locali e rafforzare la solidarietà transnazionale.   Non si può cedere a pretese ed egoismi sia di singoli che di gruppi di interesse che rischiano di minare le radici di una comunità.

L’elezione del Parlamento europeo è occasione storica per riposizionare l’Europa nel solco della migliore tradizione del popolarismo, secondo l’intuizione dei fondatori, riconsegnando nelle mani del popolo europeo la speranza nel suo futuro.    Partecipare a questa ricostruzione anche attraverso l’esercizio del voto è la modalità per salvare il disegno europeista, certo imperfetto al momento, ma contribuendo a far rinascere l’idea di Europa: da quella dei poteri finanziari e la recessione a quella della sovranità democratica, delle sviluppo e dell’occupazione.  Non meno Europa, ma un’Europa migliore.

 



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